La Contea di Ventimiglia fu uno stato feudale dipendente dal Regnum Italicorum e dal Sacro Romano Impero, esistito in Liguria nel Medioevo.
Territorio
Il territorio della Contea di Ventimiglia comprendeva molti odierni comuni liguri ricadenti nella provincia di Imperia, ed anche alcuni comuni piemontesi della provincia di Cuneo e quelli francesi delle Alpi Marittime.
Oltre a Ventimiglia, che del contado era il capoluogo essa comprendeva: Apricale, Arma, Badalucco, Bajardo, Belvedere, Breglio, Briga, Bussana, Campomarzio, Carpasio, Castellaro, Castiglione, Cipressa, Ceriana, Dho, Dolceacqua, Garessio, Gorbio, Limone Piemonte, Mendatica, La Menour (Molinetto in alta Valle Bevera), Monaco, Montalto, Montegrosso Pian Latte, Pietralata, Perinaldo, Pigna, Pornassio, Porto Maurizio, Prelà, Rezzo, Roccabruna, San Remo, Sant'Agnese, Santa Margherita di Peveragno, Saorgio, Seborga, Sospello, Taggia, Tenda, Terzorio, Triora, Venanzone, Villatalla e Vernante.
Gli interessi dei conti si spingevano anche in Provenza, dove detennero 1/6 della castellania di Nizza e diversi castelli nell'Alto Paese Nizzardo, nel bacino idrografico della Vésubie e affluenti. Poi, Guglielmo II di Ventimiglia, aveva sposato Guillemette de Castellane, figlia di Bonifacio IV de Castellane, e aveva lasciato in dote al figlio Bonifacio e al nipote Oberto II - che furono definiti conti di Bussana nei Libri Iurium genovesi - cugini dei potenti baroni provenzali de Castellane, le signorie provenzali di Clermont, Opio, Chateauneuf e La Gard. Inoltre, la madre di Bonifacio di Ventimiglia era una de Fos, altro casato di proceres provenzali, consignore di Aix e padrone delle ricche saline di Hyères, passate nel 1259 sotto il controllo dell'arcigna amministrazione angioina. In sostanza Bonifacio – sposato a Giulietta de Advocatis, di un lignaggio leader della fazione guelfa genovese - fu al centro di rilevanti relazioni e interessi economici familiari che partendo da Genova e passando per il Piemonte - dove strinse alleanza con il Comune di Asti - raggiungevano la Provenza orientale.
Storia
Incerta è la data precisa della fondazione della Contea di Ventimiglia, che alcuni collocano in epoca non anteriore all'VIII secolo. Da un documento di papa Giovanni VIII, il marchese Adalberto I di Toscana nell'879 risulta essere feudatario di alcune contee in Provenza, fra le quali si presumeva nella storiografia ottocentesca, anche quella di Ventimiglia, ereditata dal padre Bonifacio, che nell'814 ne avrebbe ottenuto investitura dall'imperatore Ludovico il Pio.
Nell'889, pirati saraceni posero un loro insediamento stabile al Frassineto, nei pressi dell'odierna Saint-Tropez, base per le loro scorrerie su tutto il litorale ed una costante penetrazione nelle valli delle Alpi Occidentali, oltre Susa. Tra il 973 e il 983, la Provenza orientale e la Liguria occidentale furono liberate dalla presenza dei Saraceni di Frassineto. In questo lembo della Provenza si affermò così il regime feudale della Contea di Provenza e in Liguria la Contea di Ventimiglia, soggetta alla Marca di Susa, alla quale venne assegnata nel 950.
Intorno all'anno 1002, il marchese Arduino d'Ivrea avrebbe assegnato la Contea di Ventimiglia ad un Oddone della dinastia degli Aleramici, assieme alle signorie di Briga, Saorgio e Tenda. Gli succedettero i figli Ottone († 1077) e Corrado († 1082), entrambi conti di Ventimiglia, come risulta da un documento del 1041 conservato nell'Abbazia di Lerino, i quali però sono detti figli di un Corrado. La Contea si estendeva continuativamente dalle valli dei torrenti Tinea, Vesubia e Lantosca - cioè nel bacino orografico sinistro del fiume Varo in Provenza, nel nord del comitato di Nizza - sino alle valli Arroscia e del Maro a nord di Albenga, a nord comprendeva il distretto alpino di Tenda, a cavallo delle attuali Alpi Marittime e Alpi Liguri. Intorno al 1100 la stessa castellania di Nizza fu posta sotto il dominio dei dinasti di Ventimiglia, imparentatisi con i locali castellani.
L'attuale storiografia, più cauta dovendo far i conti con un metodo critico aggiornato, non pone oltre il X secolo la nascita della contea:
Recentemente sono stati individuati alcuni indizi che porrebbero Corrado e Ottone come figli di Corrado d'Ivrea, marchese d'Ivrea anscarico, genero di Arduino il Glabro. Naturalmente, essendo vissuti Corrado e Ottone intorno al 1000, non sarebbero gli stessi citati dal 1041 in poi, ma apparterrebbero alla precedente generazione. Uno sarebbe lo stesso conte Corrado figlio di Corrado citato nel 1039, e già scomparso nel 1041, l'altro è Ottone, avvocato imperiale, della dinastia anscarica, figlio anch'esso di Corrado, ma che gli storici accademici hanno già individuato come figlio del marchese d'Ivrea per gli interessi fondiari che dimostra nei territori eporediesi e perché porta il titolo di "dux" nell'anno 998, titolo che richiama l'ufficio del padre, Cono o Corrado, da poco scomparso come duca di Spoleto, ma la questione rimane aperta.
Nel 1146 i signori di Ventimiglia, e il neonato comune di Ventimiglia, furono costretti militarmente ad accettare la superiore signoria feudale del Comune di Genova, mantenendo però quasi intatto il proprio potere politico - su delega genovese - sino a metà del XIII secolo. I rapporti tra il Comune di Ventimiglia e i conti furono alterni, e comunque non sempre conflittuali. Nel 1185 il Conte Otto III dichiarò la propria disponibilità a giurare la 'compagna' del comune ventimigliese, mentre i suoi nipoti Guglielmo II, nel 1222, e Manuele I, nel 1242, furono eletti ai vertici stessi del Comune di Ventimiglia; il primo come podestà, il secondo come capitano degli uomini di Ventimiglia.
Fra il 1249 e il 1258, a seguito di turbinose e alterne vicende belliche, la città e il relativo distretto di Ventimiglia passarono sotto il diretto dominio di Genova. La destrutturazione e frammentazione del comitato proseguì nel 1258, quando i Conti di Ventimiglia cedettero i propri diritti sulla zona occidentale del comitato al conte di Provenza, Carlo I d'Angiò. I dinasti ventimigliani continuarono a denominarsi Conti di Ventimiglia, ma la contea si ridusse ai distretti di Tenda, Briga, Castellaro, Saorgio, Breglio, Pigna, Rocchetta Nervina, Prelà, Gorbio, Castiglione, Limone Piemonte, Vernante, e, sul mare, Roccabruna, Sant'Agnese e Bussana, oltre a gran parte di val Lantosca.
Successione dei conti di Ventimiglia
Note
Bibliografia
- G. Rossi, Storia della città di Ventimiglia, dalle sue origini sino ai nostri tempi, Torino, Tipografia Barera, 1837.
- V. Angius, Sulle famiglie nobili della monarchia di Savoia, vol. 4, Torino, Cassone, 1857.
- E. Cais, conte de Pierlas, I conti di Ventimiglia, il priorato di San Michele ed il principato di Seborga, Torino, Pravia, 1884.
- F. Rostan, Sulle Storia della Contea di Ventimiglia, in Collana storico-archeologica della Liguria occidentale, vol. 11, Genova, Istituto internazionale di studi liguri, 1971.
- R. Pavoni, La frammentazione politica del Comitato di Ventimiglia, in Le Comté de Vintimille et la famille comtale, Colloque des 11 et 12 octobre 1997, Menton, Mentone, Société d'art et d'histoire du Mentonnais, 1998, pp. 99 - 130.
Collegamenti esterni
- L. Maccario, LA CONTEA DI VENTIMIGLIA, su cumpagniadiventemigliusi.it. URL consultato il 4 dicembre 2018.
- Girolamo Rossi, Dove si trovava il castello di Portiiola (PDF), in Giornale storico e letterario della Liguria, vol. 1, n. 1-2, 1900, pp. 376–380.
- CSV-Centro studi ventimigliani, su sites.google.com. URL consultato il 23 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 25 ottobre 2020).




